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sabato 7 aprile 2012

Grandi imprese nascono da piccole cose 3a parte

Terza Premessa Brandon, Mork le cose assurda che capitano a mio fratello per via del lavoro.
  • Pronto?
  • Enrico?
  • Fabio?
  • ciao buona sera! 
  • è mattino veramente. ...Segue


  • sì hai ragione, ma qui è ormai tramontato.
  • ma dove sei?
  • sono ad Arvaikheer
  • dove?
  • Ah dove..dall’alimentari Naadvar. Hai presente?
  • no direi proprio di no. Non so proprio dove sia Arkaveer
  • Arvaikheer? In Mongolia.
  • ah
  • Mi chiedevo..ti ricordi quei documenti sull’opzione di acquisto di giacimenti di petrolio, me li potresi mandare via fax.
  • via fax?
  • si perchè?
  • niente è che con difficoltà riesco a realizzare il fatto di mandare un fax in mongolia.
  • allora?
  • ok io non ho il fax a casa.
  • ma non sei in ufficio?
  • è domenica.
  • ah, ecco perchè non mi rispondevate.
  • guarda è urgente perchè mi hanno invitato ad un incontro in una yurte.
  • cerco di mandarteli. A proposito cos’è una yurte?
  • Tutto a tempo debito.


Uscito da casa Enrico si è improvvisamente ricordato che fosse domenica. A ricordarglielo un gentile flusso di vento glaciale che sembrava sparato da un mega-phone puntato sul portone. Vedete la domenica non è un giorno qualunque a Roma, probabilmente da nessuna parte, è bensì una dimensione spaziotemporale a parte, che supera la elementare regola del caos e rappresenta un’applicazione pratica dei ponti di Einstein-Rosen-Podalsky. Ossia avventurarsi, specie la mattina, nelle nostre strade abituali implica scendere in una realtà alternativa. La via è la stessa, gli incroci i medesimi, anche le insegne possono coincidere con i nostri ricordi, eppure non è il mondo a cui siamo abituati. Si tratta di un altro mondo. Tutto è chiuso, non c’è nessuno. Non c’è nemmeno sporcizia per le strade. Ogni tanto una macchina passa, lenta, di regola si tratta di un modello di vettura di almeno trenta anni prima. Macchine che non sanno cos’è un air bag oppure uno stereo mp3, che non hanno mai dovuto fare il test dell’alce e che probabilmente sfidano ogni legge sulla costruzione dei carburatori. Probabilmente sono state assemblate in fabbriche, che nel frattempo sono fallite, poi sono state abbandonate ed ora vengono convertite in loft di lusso. Automobili che sembrano uscite dalle foto sbiadite di una raccolta dei genitori, sembra quasi di sentire in sottofondo la musica di “La storia siamo noi”. A guidarle, di regola, una coppia di vecchietti, che sembrano usciti da quelle stesse foto sbiadite, che procedono ad una velocità ipnotica, li guardi, metti a fuoco, li fissi, ricordi il modello, fai un calcolo approssimativo di quanti anni possa avere quel rudure su quattro ruote e nel frattempo hanno fatto due metri. Roba che se accedasse in una giorno di punta, qualche guidatore in fila sarebbe già sceso e li avrebbe caricati sopra il tettino della propria macchina.

Invece niente, nulla solo qualche piccione che li rincorre e ovviamente li supera a piedi. Come dicevo, domenica, in estate, tutto è chiuso. Anche le fontanelle sembrano emettere meno acqua. I semafori decidono di lampeggiare solo il giallo, per fare meno fatica e molto spesso le insegne stradali lasciano il cartello “torno subito, fai un pò la strada che preferisci”. Gli unici aperti sono i cingalesi del negozio di frutta. Enrico si è rivolto a loro. Brandon, il nostro cingalese di fiducia, gli ha risposto....Brandon? Si miei cari, si chiama Brandon. Insomma Brandon gli ha dett.......che c’è? volete sapere perchè si chiama Brandon? Tutto a tempo debito.

Alla fine di una lunga conversazione in cingoitaliano, Enrico è stato informato che un cugino di Brandon gestisce un internet point non molto lontano.

Ok! Ve lo dico subito. Il nostro amico cingalese si chiama Brandon perchè ha i capelli come Brandon Walsh, lo stesso taglio. In molti pensavano che il parrucchiere della famiglia Walsh fosse rimasto inizialmente in Minnesota. Invece no, li ha seguiti, anche perchè altrimenti non avrebbe più lavorato. Molti altri hanno sperato che durante gli anni ‘90 fosse stato ucciso a Los Angeles. Invece no, il parrucchiere degli Walsh è scappato insieme al costumista della Tata e si è trasferito in Sri Lanka e si è messo a fare i capelli ai ragazzi del luogo.

Brandon, così lo abbiamo ribattezzato, è però altrettanto colpevole, perchè temo sia stato lui a fornire l’ispirazione, infatti è perfettamente consapevole della somgilianza di acconciatura e ha attaccato una vecchia foto tratta da Beverly Hills dietro la cassa.

Enrico è arrivato a fatica dal cugino di Brandon, probabilmente già pensava di soprannominarlo Dylan, o Steve, invece una volta aperta la porta un’illuminazione, davanti a lui Mork.

Molti di voi avranno dimenticato che come tutte le star di Hollywood anche Robin Williams ha un passato. Il passato di Robin ha un nome: Mork e Mindy. Per quanti di fronte a questo nome non abbiano istintivamente detto Nano-nano, prego consultare Wikipedia (vedi link!).

Ora che siamo tutti aggiornati sulle fattezze di Mork immaginatevi che di fronte ad Enrico si è sporto un Mork mulatto, vestito anch’egli con un’improbabile tuta rossa.

  • ciao, Enrico?
  • si!?

tra il sorpreso, lo spaventato e l’estasiato per aver incontrato per la prima volta Mork dal vivo.
  • Mio cugino mi ha chiamato ha detto che devi mandare un fax urgente.
  • Si grazie.
  • dimmi.
  • Ok, questo è il documento..questo è il numero, (976 11) 325861.
  • Ma dove stai chiamando?
  • Mongolia.
  • Chi?
  • Mongolia.
  • Dove?
  • Mongolia.
  • Eh
  • In Cina
  • Ah. In Cina, ho un cugino dalla Cina.
  • Ah si lo vedi mai?
  • Certo ha il negozio, qui accanto, “tutto a mille lile”.
  • Prodigi della globalizzazione, in effetti a trenta metri c’era il coloratissimo negozio cinese nel quale è possibile trovare tutto, dagli accendini, alle presine, dai giocattoli alla cancelleria da ufficio.

Seguono istanti di silenzio intervallati dall’abituale verso del fax, che sembrava in calore.

  • Fidanzata?
  • Chi?
  • No dico, fax per fidanzata?
  • No, non ho nulla di così ufficiale da dire alla mia fidanzata.
  • Allora hai fidanzata..in Cina?
  • No non ho fidanzata in Cina.
  • Ma hai fidanzata.
  • Non proprio una fidanzata.
  • Mi dispiace. Voi italiani siete complicati.
  • Guarda, lei è mia moglie.
  • Bella!
  • No quella è mia figlia.
  • Sono uguali.
  • Dici?
  • Beh del resto sembrate tutti ug..si le assomiglia tanto, ha anche qualcosa di tuo, però
  • Cosa?
  • Boh, Praticamente tutto

Seguono ulteriori lunghissimi istanti di silenzio in cui Mork guardava Enrico come un povero uomo solitario, perso in quella che egli avverte come la confusione sessuale occidentale dove una stabile relazione viene considerata come qualcosa di depravato, al contrario del gironzolare di letto in letto. All’altro angolo del ring, Enrico, pensava forse di dover spiegare, di giustificare il perchè avesse tagliato corto la conversazione. Del resto Mork, nonostante la sua tuta rossa, lo sguardo perso nel nulla, l’abitudine di inalare incensi ogni due minuti, sembrava uno a posto, addirittura aperto mentalmente. Inoltre Enrico non aveva assolutamente idea di quale fosse la cultura di appartenenza di Mork. Il Mork si presentava in natura con tratti assolutamente dissimili da Brandon, pareva piuttosto indiano, di quelli da film di Bollywood. E poi, anche se fosse stato indiano, Enrico non sapeva assolutamente cosa ciò implicasse.
  • Vedi io...
  • Finito...ecco fax.

A questo punto abbiamo l’OFF Limits di Via Veio, il Take away di T-Bone station e, neanche a dirlo, mio fratello e Mork una miscela esplosiva.

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