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venerdì 27 gennaio 2012

Il ciao è il nostro biglietto da visita

Deve esserci qualche problema con il mio "ciao", devo fare dei cambiamenti. Sì perchè quando mi propongo con il mio "ciao" non ricevo nessuno dei sospiri, o degli sguardi che riceve mio fratello. Eppure ci assomigliamo, magari lui ha quell'aura un pó più chiccosa, con i suoi completini da dandy, i colori magari eccessivi ma sempre perfettamente abbinati.


Ok va bene alla base ci assomigliamo ma lui è la versione Madmen di me o se preferite (se non bazzicate il mondo delle serie tv) la versione di me disegnata da Armani.
Sarà il gilettino, sarà il Borsalino, il modo incui riesce a parlare di vino e calcio con lo stesso tono da pianobar. Non lo so.


Allora ho deciso di analizzarlo quando incontriamo qualcuno, stretta decisa, sguardo fisso, accenno di sorriso, piccola aggiustata alla giacca ed invito a sedere o a precederlo all'entrata.
Non è difficile ma ho fatto le prove allo specchio.
  •   Ma che stai facendo?
  •   No Angie nulla, mi schiarivo la voce.
  •   Lanciando sguardi languidi allo specchio?
  •   Ma che dici? Controllavo che stessi bene, con i capelli...per stasera.
  •   Ma sono le tre del pomeriggio!?
  •   Ho i capelli che sono un casino!
  •   Ma perchè parlavi?
  •   Cercavo di concentrarmi.
  •   Funziona?
  •   Mica tanto!
  •   Vabbè senti continui dopo..tanto puoi parlare e motivare i tuoi capelli anche da un'altra parte. Davanti allo specchio ci parli un'altra volta.
Dopo alcuni tentativi mi sentivo pronto, il mio "ciao" era diventato più sexy, più incisivo.
Mi volevo giocare questo nuovo asso una volta usciti con gli altri visto che Emy avrebbe portato una collega. Una ragazza trasferitasi da poco a Roma, che collabora con la società di eventi dove Emy lavora. Non volevo conquistarla ma fare bella figura sì.
Il locale prescelto per la serata era l'Etablì (Ristorante ma anche Wine bar)..  ..Segue




lunedì 23 gennaio 2012

Cooking for Alfie - Ricetta Melanzane alla Parmigiana

Domenica mattina appena sveglio mi sono diretto in cucina alla ricerca di una pozione che mi risvegliasse dal torpore dell’ennesima notte in preda a sogni tormentati.
E lì sono stato il primo spettatore di quello che la notte prima era stato un vero e proprio teatro di seduzione all’italiana!
Stesi ai bordi del lavandino i piatti, ad asciugarsi con le prime luci del giorno. Sul tavolo, le posate sporche, la bottiglia di Cirò Rosato Librandi (ovviamente vuota!) che avevo ricevuto in regalo qualche tempo fa e che conservavo gelosamente per la MIA occasione speciale... tutto intorno il profumo di orata al sale e di parmigiana.
Qualche passo avanti ed ho riconosciuto un intruso: un pacchetto messo come fermacarte su un foglio ripiegato, magari un regalo...macchè! Solo un piccolo contenitore di plastica...allora capisco che è per me!
Erano gli avanzi della cena che Enrico aveva preparato per Alfie, buongustaio, che con la scusa che viene dal sud, che sua mamma cucina da dio, che è abituato così etc. etc.  scrocca sempre pranzi e cene luculliane quando viene a Roma. Sul foglio una ricetta e la simpatica dedica “così magari impari a fare qualcosa......Segue 


venerdì 20 gennaio 2012

Come sto? Ti prego, non rispondere


Qualche sera fa sono uscito con Emy.
In realtá avevo programmato di rimanere a casa da solo, ma, durante il pomeriggio, lei si è presentata alla porta.
  • Ciao senti stasera io vado a cena con Nicolas vuoi venire?
  • Non so.. sinceramente..dove?
  • Ristorante francese.
Ora se dite ristorante francese e geolocalizzate la frase a Roma, sono pochi i nomi che vi possono venire in mente. Uno di quei pochi è sicuramente Charly's Sauciere
A quel punto i miei programmi si sono liberati. Lo so, sono volubile.
Poi erano dei gran bei programmi!! Pensate: serata da teledipendente a vedere Fringe con chattata finale a letto con qualche amico per commentare l'ultima puntata. Il non plus ultra del nerdismo.
Eppure non sono stato completamente sincero.
  • Beh sai..avevo un impegno, ma cavoli Nicolas è una vita che non lo vedo. ti accompagno volentieri.
  • Grazie.
  • Ti pare!?
  • Speravo ti facesse piacere venire anche con me. (frase classica, la dovevo prevedere, ma chiaramente non l'ho fatto e pensavo complimenti Alex, sempre molto incisivo, sei goffo come se ballassi il valzer su una trave.
  • Ma certo!! Dai..era sotto inteso. Ci vediamo dopo.
Ora, sarà capitato a tutti, lo spero perchè a me è capitato più di una volta di lasciare qualcuno, con un "ci vediamo dopo", senza assolutamente precisare l'ora. In questi casi si prospettano due possibilità. Te ne puoi accorgere subito e rimedi precisando l'orario, altre volte invece, ritorni alla tua tranquillità e ti fissi tanto automaticamente e incosciamente quanto discrezionalmente ed arbitrariamente un orario, che ha la caratteristica il più delle volte di essere completamente sbagliato. Io l'altra sera avevo pensato chissà perchè ad un nove. Perciò, guarda un po', mi aspettavo che Emy arrivasse alle 9
Alle 8, suona al campanello           ....Segue


lunedì 16 gennaio 2012

Dieta a base di Pizza 2a parte

Ora, quanto vi ho detto nel mio post precendente è, diciamo, semplicemente un breve tratto riassuntivo del fenomeno.
Cosa succede se applicate il tutto nella realtà quotidiana e lo fate rivivere in una unica casa e lasciate che vi si sottopongono delle persone per cui l'alimentazione sfrenata è più che un divertimento bensì un modo di vivere? 

Il risultato più immediato è la possibilità di osservare con assoluto compatimento per il genere umano, o per ciò che ne resta, deboli tentativi di auto convincimento, imbarazzanti espressioni di masochismo alimentare senza alcuna base scientifica, forse solo quella astrologica, e soprattutto, la cosa più triste, potrete vedere di fronte ai vostri occhi esseri viventi, ma probabilmente poco pensanti, che si auto-infliggono punizioni e si sottopongo da soli a dei trabocchetti pur di non mangiare.

Questo è quello che ho iniziato a vivere nella mia dolce casetta allorchè l’altra sera Angie ed Enrico consultavano una rivista di critica postmoderna ai costumi capitalistici, in cui intervengono firme con forti influenze dell’area letteraria ermetica, Vanity Fair. Noi siamo abbonati. Lo dico con un certo orgoglio perchè lo leggo anche io, di nascosto, sul divano in quelle giornate in cui anche accendere la Tv mi sembra uno sforzo eccessivo. I due sono impalliditi, quando probabilmente hanno iniziato a capire che l'inverno durerà ancora, che fa freddo, ma che prima o poi le giornate si allungheranno, il sole sarà meno timido, la temperatura invece più afosa ed alla fine leveremo i maglioni, i giacconi, le sciarpe e tutto il resto degli scafandri che gelosamente oggi stanno nascondendo i vizi e gli stravizi del Natale .

Formaggi, cioccolati e caramelle sono stati esiliati e i loro rispettivi scompartimenti sono stati abusivamente occupati da un gruppo di verdure di cui non conosco tutti i nomi.

So che ogni trenta minuti si sente un crok di finocchi, un crik di cetrioli. Si mangi sano insomma. i giorni sono passati mentre io mi permettevo quando ero fuori a pranzo delle piccole deviazioni culinarie. Siamo giunti a venerdi. i miei due coinquilini, sorridevano guardandosi l’un l’altro, fieri del loro digiuno cosmico. Nonostante il sorriso e il modo in cui probabilmente si vedevano splendere reciprocamente, devo dire che entrambi apparivano piuttosto con un colore itterico e il ritmo da bradipi. Poi ad un certo punto stasera, un urlo, straziante, come di ferraglia che cade, seguita da un tram che sfugge ai binari, un gesso che stride lungo una lavagna di dieci metri. Porte che si sbattono. Vedo mio fratello Enrico che corre, entra in stanza di Angie, poi bussa in bagno, entra. Un urlo, poi il silenzio, un altro urlo, più profondo, quelli da depressione del ‘29, singhiozzante. Dopo dieci minuti di calma piatta, mentre mi preparavo l’insalata e cercavo un programma in grado di distrarmi senza innervosire le mie capacità intellettive, appaiono entrambi i miei due cari coinquilini.



Tutta la settimana ero stata una palla al piede chiedendo che si preparasse la pasta, piuttosto che la frittata, volevo farmi perdonare. Ed eccomi là, porgendo la cosa che so cucinare meglio.

- Stasera insalatona.
- F#### te e la insalatona, siamo ingrassati di un chilo, io voglio mangiare, quindi mettila in frigo che si va fuori.
- Non capisco...io ho preparato la insala...
- Ehi non hai sentito tuo fratello, stasera usciamo, capito, chiama Emy e dille che si mangia pizza.
- ok non serve essere aggressivi la chiamo.
- corri!
Nel frattempo i due si erano scaraventati su internet, in cerca di un posto dove andare. Mi sono permesso di dire però che Emy era già uscita ed era a casa di una sua amica, verso cinecittà e che bisognava andarla a prendere.

- Noi abbiamo fame
- Ok, questo l’avevo intuito, andiamo di corsa a prenderla e mangiamo lì vicino, ok?
- La macchina.
Ed è così che ci siamo imbattuti, quasi per caso, in questa pizzeria alla buona (dall’esterno non le avremmo dato un soldo bucato!)… il profumo del forno, la gente assiepata. Ecco a voi Sforno

Dieta a base di Pizza 1a parte


No scusa sto a dieta! 

E’ una delle frasi maggiormente utilizzate al mondo.
Una risposta universale, che  trova diverse interpretazioni mimiche, da parte di coloro che invocano questo santo mantra ogni volta che aprono la stagione dello sgonfiamento addominale. Spesso viene proferita con uno sguardo di traverso verso il boccone di cibo offerto (si tratta dei cosiddetti dietisti sguinci, ovvero non mangio, ma se ti avvicini di un altro palmo, infilzo il cibo e te insieme e ne faccio un boccone).

Il più delle volte si forma una fossetta di sofferenza al lato della bocca, immediatamente seguita da un tic all'occhio che rivela un'espressione di intima sofferenza che lambisce il più profondo io, dilaniato dal calcolo delle calorie appese su quella forchetta posta a pochi centimetri dalla bocca (si tratta dei dietisti con vista alterata: non la vorrei fare ma mi vedi...sono obeso/a anche se la bilancia dice che il mio peso è nella norma, io lo so che sono grassissimo/a e non posso più mangiare, mai più).

La scuola di espressione che preferisco è però, neanche a dirlo, quella classica e forse più rigorosa, che accompagna la frase con un eloquente gesto della mano volto a stoppare qualsiasi altra insistenza (i famosi dietisti supplicanti: ti supplico, no ti prego, ti scongiuro non ti avvicinare o non rispondo delle miei azioni, ti giuro è la mia natura che si ribella, non farmi vedere cibo). Probabilmente la vera finalità del gesto di pietà che si fa con le mani è proprio quella di allontanare il più possibile la vista di quanto viene gentilmente porto, imponendo una barriera.

Rispetto a costoro però stimo ancora di più coloro i quali riescono con una farisea indifferenza a guardare il proprio gentile aguzzino sorridendo, facendo trasparire un'ascetica soddisfazione, di chi già da tempo ha saputo saggiare le vette del digiuno e della pace della bile e proferisce un no scusa sono a dieta, con lo stesso tono di chi dice
(i) no non uso il pc, ho il mac, sei obsoleto!? 
(ii) ma che non stai su facebook, sei disoso!?
(iii) veramante non hai mai mangiato il sushi, ti prego, sei veramente s-fashion!? Ovvero, si comporta come se si volesse girare intorno e dire agli astanti, “Ehi guardate questo non fa la dieta, è proprio fuori dal mondo” (si tratta degli indodietisti, hanno uno sguardo misto fra estasi sublime e rincoglionimento ipocalorico, probabilmente provano una fitta allo stomaco dovuta al vuoto pneumatico che impera nella viscere, ma ne sono ormai diventati dipendenti e pertanto cercano di prolungarlo, oppure semplicemente preferiscono non ammettere che anche loro muoiono dalla voglia di farsi un tre etti di bucatini).

La frase io sono a dieta rivela una tendenza a procurarsi uno stato di auto afflizione permanente, una specie di punizione a cui ci si sottopone con pia reverenza e profonda ammirazione nei confronti dei più alti canoni di bellezza. Forse in passato no, ma oggi questa religiosa professione di astinenza non ha sesso, uomini e donne sfogliano nervosamente pagine di giornali, consultano tabelle come consumati contabili, rispolverano l'antica arte del calcolo mnemonico, pur di essere pienamente preparati all'attivismo anticalaroico più sfrenato. 

Sono ben pochi coloro rimasti immuni.