All'uscita dalla sala Margaret mi ha chiesto se mi fosse piaciuto il Film. Ci ho pensato e non sono riuscito a dare una risposta immediata. Data la mia età, si può dire che sono cresciuto con i film di Verdone.
Verdone non si discute? Non saprei, non credo nell'intangibilità dei registi. ..Segue
Verdone non si discute? Non saprei, non credo nell'intangibilità dei registi. ..Segue
Proprio il fatto che lei me lo abbia chiesto mi ha fatto pensare. So solo che per coincidenza uno dei
miei primi lavori fu quello di scrivere alcune cartelle su un suo vecchio film, "C'era un cinese in coma", una pellicola fortemente criticata al momento dell'uscita.
Allora scrissi che il film secondo me rivelava un
vero cortocircuito rispetto al passato e presagiva un cambio ed una nuova vena stilistica.
Forse perchè incredibilmente tra le tante aspre
critiche che si leggevano allora la mia recensione un pó cercava di
cambiare il punto di vista, un pò perchè sono ancora convinto che avessi
ragione,
quel mio commento è stato un primo passo che mi ha permesso poi di
proseguire, tra centomila cambiamenti, fino ad incontrare Margaret.
In effetti nell'orizzonte attuale in cui commedie italiane, anche di successo, spuntano ogni mese, non è difficile pensare che un autore navigato voglia provare a sfidarsi ed approfondire ancor di più le tematiche che gli sono care, disegnando un quadro della triste situazione attuale, magari lasciando il registro più leggero di alcuni film del passato e raccontando una storia più completa.
Lungi dal volere fare una recensione pizzosa dico che il film mi è piaciuto, questo è il mio commento semplice, sincero e diretto. Come del resto è il
film. In questa atmosfera un pó crepuscolare di decadenza di questo decennio, Verdone, un pó più regista
del solito e meno protagonista, è, infatti, brutalmente sincero, così come
lo è il suo personaggio quando incontra la dottoressa interpretata dalla Ramazzotti e le riferisce il contenuto della telefonata del suo ex. Niente filtri o parole edulcorate. Spudoratamente la verità.
Allo stesso modo è implacabile l'intera storia che segue il declino personale dei tre
protagonisti.
Verdone, rispetto ad altri film, rallenta il rullare delle battute e si dedica ad un maggior
approfondimento del lato umano, anche più triste dei personaggi, raccontando fatti ed aspetti personali quasi toccanti.
Forse
per questo quando riemerge la situazione comica le risate che raccoglie sono più piene, travolgenti e
sicuramente liberatorie.
C'è sempre quel retrogusto amaro che mi ha sempre fatto amare i suoi film e quel disincanto a volte cinico con cui smaschera le debolezze, svela le disgrazie e finisce per piazzare una gigantesca lente d'ingrandimento sui lati deteriori dell'uomo comune.
È un film sulla tragedia degli uomini disgraziati e carogne che sitrovano a fare letteralmente i conti con le conseguenze dei loro errori ed orrori.
È un film sulla inadeguatezza, sul non sentirsi mai
pienamente adatti nel luogo e nella vita che ci si trova a svolgere e
quindi conseguentmeente sempre insoddisfatti, sempre in cerca di
qualcosa, di una corrente favorevole per risalire in sella all'onda, per tornare a cavalcarla.
È un film sulla presa d'atto che i sogni, specialmente quelli nostalgici, non sono altro che fantasie in cui ci si nasconde mentre si lascia scivolare via il presente.
Chi prigioniero del passato, chi viziato dal desiderio di una soluzione
facile, chi invece giá arreso alla sconfitta, tutti cercano di rimanere a
galla in questo film, tentando di aggrapparsi al fatto che la partita non sia ancora finita, che
il tempo non sia scaduto e si possa provare ancora.
Oggi come allora per C'era un cinese in coma, penso che sia un film che rischia di deludere alcuni, ma che secondo me presagisce ad un nuovo passaggio in quella narrazione ironica-melanconica che contraddistingue Verdone.
Allora forse va scusato quel continuo itinerare tra una tematica e l'altra senza mai fissarsi su uno specifico argomento e su uno specifico messaggio da dare al pubblicoe, che rende il Film un pò frammentario. Credo semplicemente che il regista stia rimettendo a fuoco il modo in cui desidera raccontare le sue storie.
Ma bando alle ciancie ecco la storia tratta dal sito del Film, valutate se andare a vederlo.
Ulisse, un ex discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e arrotonda le scarse entrate vendendo “memorabilia” su e-bay. Ha una figlia, Agnese (MARIA LUISA DE CRESCENZO), che vive a Parigi con la madre Claire (DIANE FLERI), un’ex cantante.
Fulvio, ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede quasi mai a causa del pessimo rapporto con l’ex moglie Lorenza (NICOLETTA ROMANOFF)
Domenico, in passato ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla barca di un amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore di una certa età. Ha un rapporto conflittuale con i due figli più grandi ed è perennemente in ritardo con gli alimenti da versare alla sua ex moglie e all’ex amante Marisa (VALENTINA D’AGOSTINO), da cui ha avuto un’altra figlia
Dopo un incontro casuale, durante la ricerca di una casa in affitto, Domenico realizza di avere incontrato due poveracci come lui e propone ad Ulisse e Fulvio di andare a vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia. Una sera, dopo uno dei suoi “tour de force” amatori, Domenico si sente male. Preoccupati, Ulisse e Fulvio chiamano il pronto intervento.
Arriva Gloria (MICAELA RAMAZZOTTI), una cardiologa che, mollata su due piedi poco prima dal fidanzato, si presenta ai tre in uno stato pietoso. Tra lei ed Ulisse nasce fin da subito una particolare sintonia. Insomma un incontro perfetto tra due disastri nelle relazioni sentimentali. Anche Fulvio ha un incontro folgorante, con Gaia (NADIR CASELLI), una starlette tanto bella ed attraente quanto superficiale ed arrivista.
Purtroppo la situazione economica dei tre amici peggiora sempre di più! Dopo una serie di avventure tragicomiche, per i tre uomini giunge il momento di fare i conti con le proprie responsabilità. In loro aiuto arriveranno i figli. Nonostante il trauma della lontananza dai rispettivi padri e un rapporto spesso tormentato, saranno loro la chiave di volta che consentirà a Ulisse, Fulvio e Domenico di riprendere in mano la propria vita e di intravedere finalmente uno spiraglio di "Paradiso"…
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