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lunedì 30 gennaio 2012

Sense of Wine, ovvero scoprire il vino a Roma 1a parte


A Roma la scorsa settimana, da Giovedì 26, fino a ieri, c'è stata la settima edizione di Sense of Wine, presso il palazzo dei congressi dell’Eur, piazza J.F.Kennedy.

Nome stuzzicante, luogo azzeccato e un sacco di numeri. Prima di tutto il numero delle aziende vinicole, che superava i 200. Poi qualche proposta simpatica come il “salotto delle anteprime” (dove per anteprime si intendono i vini non ancora sul mercato), o la degustazione di cibi, articolata in tavoli con affettati, dolci, salse e golosità varie. 


Il tutto marchiato con il nome dell'enologo Luca Maroni, quale padre spirituale di questa kermesse eno-gastronomica. ...Segue
 



Ancora altri numeri, le presenze nelle ultime edizioni hanno raggiunto il numero complessivo di 80.000 visitatori.
Beh posso certo dire che, anche quest'anno, ha fatto accorrere tante persone, persino noi, che il weekend sembriamo una mandria di bradipi assonnati. Eppure ci siamo mossi, Enrico, Angie, Emy ed io, alla volta di questa esperienza (extra)sensoriale.

Il Palazzo era pieno di stand nei quali si assiepavano i produttori giunti a Roma, con il desiderio di far conoscere le loro cantine al pubblico. Vale la pena, infatti, specificare subito che si tratta di un evento aperto non solo e non proprio ai tecnici del settore quanto ad un più vasto pubblico. Non è insomma il Vinitaly di Verona o la Kermesse di Merano. Dove gli operatori usano prendere contatti, conoscere e studiare il mercato e dove probabilmente sono presenti cantine più celebri e rinomate rispetto alla media di quelle presenti a Roma in questa ultima edizione.
Direi quindi che questa di Sene of Wine è stata un'occasione d'oro per chi, pur non addetto ai lavori, ha un certo interesse per il buon vino e vuole capirne di più, magari scoprendo qualche nome, qualche etichetta che non capita sempre di vedere. Un'altro aspetto, prettamente logistico, è quello della distribuzione delle aziende presenti, divise per regione.

Da parte nostra, che non siamo sommelier, ma che quando si tratta di mangiare e bere siamo più scientifici di C.S.I., si era pianificato tutto. Del resto a noi non piace essere presi alla sprovvista in un’occasione del genere. Il piano di battaglia è stato quindi quello di battere in perlustrazione una regione alla volta. Già all'entrata avevamo deciso che avremmo percorso gli stand a partire da quelli del sud fino a quelli del nord, in ogni regione ci saremmo dispersi per un primo assaggio individuale di qualche vino che avesse catturato istintivamente l’attenzione di ognuno, per poi ritrovarci  subito dopo l'assaggio al bordo dello stand per scambiare osservazioni e commenti; infine, avevamo previsto un ultimo giro con l’ausilio di una guida d'eccezione, il nostro caro Nicolas, il quale anche lui, quando si tratta di mangiare e bere, è un assoluto guru. Un capo spirituale della forchetta, un principe della porchetta, un assoluto genio nell'antica arte del diletto culinario. Seguirlo è stata dura, siamo rimasti solo io ed Emy.

Quanto al corso della nostra visita, ognuno ha dato il proprio contributo. Emy degustava da professionista, sapendo distinguere la robustezza e l’aroma che viene dal vino di barrique, assaggiava lentamente dopo aver oscillato il calice e annusato il profumo. Angie si affidava completamente al gusto estetico delle etichette. Enrico da enologo consumato, si dilettava in amabili discorsi sul tempo di invecchiamento, sull'utilizzo dell'acciaio al posto della botte in rovere, sulla gradazione e sul profumo del vino. Enrico sceglieva il suo vino basandosi sull’attrattiva dell’ambiente che lo circondava e, in particolare, del somelier che lo serviva. Appariva come un esperto - un po' in effetti lo è - ma a dire tutta la verità, si berrebbe la qualunque. A vederlo così a suo agio in quel contesto non si direbbe che quando aveva diciotto anni beveva il vino con la coca cola. Vi è da dire che quando eravamo piccoli, dati i nostri trascorsi americani, bevevamo tutto con la coca cola, anche l'acqua. Del resto bere qualcosa di trasparente, priva di colore ci ha sempre fatto alquanto schifo, visto che vivevamo nella terra del colorante. Quanto a me, io me la cavo abbastanza bene, ho una discreta conoscenza delle tecniche di vinificazione e fermentazione e insieme ad Emy ho stilato una classifica personalissima da consultare per cene stilose, regali originali e bevute da intenditori. Cercherò di condividere presto il frutto di questa sforzo.
Come da programma siamo partiti dalla Sicilia, per risalire lo stivale come i Mille, con la stessa furia battagliera... peccato che la nostra impresa si sia interrotta molto prima di Teano! Infatti già al momento di traghettarci da Messina verso Reggio i primi segni di ammutinamento erano visibili....
Superata la trinacria infatti, quando eravamo pronti per il secondo giro, quasi a conferma della bontà dei vini prescelti, è bastato un attimo di distrazione e ci siamo persi Angie.
  • Angie?! ma dove sei?
  • pronto! Ahhh si, sono andata a mangiare un grissino che già mi gira la testa, poi ho visto la Puglia e ho detto.... quasi quasi ci vado! L’estate prossima voglio andare in Salento magari mi avvantaggio con il vino!
Vabbè iniziamo bene.
Prossimamente il diario della risalita dello stivale.

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