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lunedì 16 gennaio 2012

Dieta a base di Pizza 1a parte


No scusa sto a dieta! 

E’ una delle frasi maggiormente utilizzate al mondo.
Una risposta universale, che  trova diverse interpretazioni mimiche, da parte di coloro che invocano questo santo mantra ogni volta che aprono la stagione dello sgonfiamento addominale. Spesso viene proferita con uno sguardo di traverso verso il boccone di cibo offerto (si tratta dei cosiddetti dietisti sguinci, ovvero non mangio, ma se ti avvicini di un altro palmo, infilzo il cibo e te insieme e ne faccio un boccone).

Il più delle volte si forma una fossetta di sofferenza al lato della bocca, immediatamente seguita da un tic all'occhio che rivela un'espressione di intima sofferenza che lambisce il più profondo io, dilaniato dal calcolo delle calorie appese su quella forchetta posta a pochi centimetri dalla bocca (si tratta dei dietisti con vista alterata: non la vorrei fare ma mi vedi...sono obeso/a anche se la bilancia dice che il mio peso è nella norma, io lo so che sono grassissimo/a e non posso più mangiare, mai più).

La scuola di espressione che preferisco è però, neanche a dirlo, quella classica e forse più rigorosa, che accompagna la frase con un eloquente gesto della mano volto a stoppare qualsiasi altra insistenza (i famosi dietisti supplicanti: ti supplico, no ti prego, ti scongiuro non ti avvicinare o non rispondo delle miei azioni, ti giuro è la mia natura che si ribella, non farmi vedere cibo). Probabilmente la vera finalità del gesto di pietà che si fa con le mani è proprio quella di allontanare il più possibile la vista di quanto viene gentilmente porto, imponendo una barriera.

Rispetto a costoro però stimo ancora di più coloro i quali riescono con una farisea indifferenza a guardare il proprio gentile aguzzino sorridendo, facendo trasparire un'ascetica soddisfazione, di chi già da tempo ha saputo saggiare le vette del digiuno e della pace della bile e proferisce un no scusa sono a dieta, con lo stesso tono di chi dice
(i) no non uso il pc, ho il mac, sei obsoleto!? 
(ii) ma che non stai su facebook, sei disoso!?
(iii) veramante non hai mai mangiato il sushi, ti prego, sei veramente s-fashion!? Ovvero, si comporta come se si volesse girare intorno e dire agli astanti, “Ehi guardate questo non fa la dieta, è proprio fuori dal mondo” (si tratta degli indodietisti, hanno uno sguardo misto fra estasi sublime e rincoglionimento ipocalorico, probabilmente provano una fitta allo stomaco dovuta al vuoto pneumatico che impera nella viscere, ma ne sono ormai diventati dipendenti e pertanto cercano di prolungarlo, oppure semplicemente preferiscono non ammettere che anche loro muoiono dalla voglia di farsi un tre etti di bucatini).

La frase io sono a dieta rivela una tendenza a procurarsi uno stato di auto afflizione permanente, una specie di punizione a cui ci si sottopone con pia reverenza e profonda ammirazione nei confronti dei più alti canoni di bellezza. Forse in passato no, ma oggi questa religiosa professione di astinenza non ha sesso, uomini e donne sfogliano nervosamente pagine di giornali, consultano tabelle come consumati contabili, rispolverano l'antica arte del calcolo mnemonico, pur di essere pienamente preparati all'attivismo anticalaroico più sfrenato. 

Sono ben pochi coloro rimasti immuni.

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